Un libro tra le mani

“Kitchen” di Banana Yoshimoto, recensione: Un libro tra le mani

“KITCHEN”, di Banana Yoshimoto, è dolcissimamente triste!

Credo che questa espressione descriva esattamente il sapore di queste pagine, come se la tristezza fosse parte integrante della vita, al punto tale da percepirla come un qualcosa di famigliare, di naturale, come diluita nell’aria sottoforma di microparticelle e respirata.

E in questa atmosfera così rarefatta, a cavallo tra sogno e realtà, Banana Yoshimoto affronta il tema del lutto, della perdita dell’ultima persona cara rimasta, quindi quello della solitudine che getta nello sconforto, che paralizza, fino all’arrivo di una mano tesa capace di raccoglierti e offrirti una nuova prospettiva, una nuova famiglia…
Con i suoi toni delicati, in un periodo che non è quello dei giorni nostri, ma il 1988 (è il primo romanzo dell’autrice), Yoshimoto affronta anche il tema della transessualità e del travestitismo, offrendoci una visione sfumata dei ruoli genitoriali, e focalizzando l’attenzione sui sentimenti.
Ogni tematica, per quanto forte, ci viene mostrata con un effetto “in dissolvenza“, riuscendo così a mitigare la cupezza dei contenuti e a farci sentire costantemente “confortati“.

Kitchen

Mikage ama le cucine, tutte… quelle nuove e ordinate, quelle vissute con le piastrelle bianche e piene di strofinacci asciutti e puliti, quelle sporche, col pavimento pieno di briciole, i fornelli schizzati di grasso e i coltelli arrugginiti.
Ama la cucina tanto da sperare di morirci dentro, un giorno.

“STANDO IN PIEDI AL CENTRO DI UNA CUCINA TUTTO RICOMINCIA DA CAPO E QUALCOSA RITORNA”.

La cucina come luogo consolatorio, come protezione contro la disperazione della solitudine, perché è in cucina che, attraverso il cibo, si torna alla vita, è in cucina che una famiglia si raccoglie intorno al tavolo, non solo per mangiare, ma anche per parlare, per confrontarsi, per “amarsi” sotto varie forme.

Per me la cucina è esattamente questo.
Luogo di calore e consolazione.
Tutto deve essere “caldo” in cucina, a partire dai colori delle pareti, dal legno dei mobili, dalla luce…
Devo sentirmi avvolta, coccolata, come trafitta da un raggio di sole.
In cucina preparo il cibo che amo, ma non solo… in cucina penso, scrivo, leggo.
Luogo di nutrimento, in tutti i sensi.

Se “Kitchen” è una storia molto bella, lo è ancora di più, per me, “Moonlight Shadow” secondo racconto contenuto nel libro, nonché tesi di laurea della scrittrice che le valse il premio di facoltà dell’università del Giappone.
Un racconto che fonde amore, perdita e surrealtà. Fa male e fa bene al cuore.
Sicuramente al mio.

“HITOSHI.
NON POSSO PIÙ RESTARE QUI. MOMENTO PER MOMENTO VADO AVANTI. È IL FLUSSO DEL TEMPO CHE NON SI PUÒ FERMARE, NON POSSO FARCI NIENTE. IO VADO.
CI SONO PERSONE CHE POTRÒ INCONTRARE ANCORA, ALTRE CHE NON RIVEDRÒ MAI PIÙ.
PERSONE CHE PASSANO SENZA CHE IO ME NE ACCORGA, PERSONE CHE INCROCIO APPENA.
DEVO VIVERE GUARDANDO IL FUTURO CHE SCORRE.”

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“Kitchen” di Banana Yoshimoto, Feltrinelli editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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