Un libro tra le mani

“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone, recensione: Un libro tra le mani

“DOVE NON MI HAI PORTATA” di Maria Grazia Calandrone.

Dopo aver letto “Splendi come vita” ero un po’ scettica nei confronti di questo libro, temevo di provare lo stesso distacco, lo stesso fievole coinvolgimento dovuto ad una scrittura, per il mio gusto, “troppo” poetica.
Ma, stavolta piu che mai, sono stata veramente felice di essere una da “seconde possibilità” (a volte anche terze, quarte…), perché questo libro è stato davvero molto bello, intenso e commovente.
La scrittura è sì poetica, ma non eccessiva come nel libro precedente: mantiene una certa liricità, ma al servizio di una narrazione a tratti perfino giornalistica.

Maria Grazia Calandrone ha fatto “rinascere” sua madre, quella biologica, l’ha resa reale, nell’unico modo per lei possibile, ovvero attraverso le parole, la scrittura, la ricostruzione accurata e dettagliatissima della sua storia, una fin troppo breve e triste storia.

“Rinascerai, Lucia, anche solo a parole. È tutto quello che posso.”

Lucia Galante, questo il suo nome, ha potuto, grazie alla caparbietà di quella bambina di 8 mesi “abbandonata” in Villa Borghese poco prima di lasciarsi morire nelle acque del Tevere (insieme al suo compagno Giuseppe), dicevo… grazie a quella bambina diventata adulta, ha potuto “spiegare” il motivo di quel gesto estremo, le ragioni profonde che l’hanno annientata.

“Vengo a prenderti, adesso che ho il doppio dei tuoi anni e
ti guardo, da una vita che forse hai immaginato per me.
Adesso vengo a prenderti e ti porto via.
Lucia, dammi la mano.”

Come è potuta arrivare al punto di lasciare la sua unica e amata figlia alla mercé della compassione del mondo?
Cos’era accaduto per farla sentire così perduta e senza altre vie d’uscita?

Siamo negli anni ’60, in un meridione (Palata, Campobasso) ancora molto arretrato e legato a tradizioni obsolete, in cui le donne non avevano voce in capitolo e dovevano accettare anche matrimoni imposti dalla famiglia per il bene economico della stessa, rinunciando ai propri sogni, sentimenti e, soprattutto, al loro futuro.
Lucia subisce un matrimonio infelice, con quello che veniva considerato un po’ il buffone del paese, contraddistinto dall’indifferenza sentimentale di lui (il matrimonio non fu mai consumato) e dalla violenza fisica sia da parte del marito che della suocera.
Usata unicamente come forza lavoro nei campi e, sovente, neanche nutrita.
Ma Lucia è una ragazza forte, decisa a prendere dalla vita quella porzione di felicità che le spetta… e a dispetto dei tempi in cui vive, lascia tutto e se ne va, lontano, seguendo l’amore e la speranza di una vita degna di essere chiamata tale.

Lasciare la casa coniugale, però, all’epoca, era reato (solo per le donne ovviamente)… e vivere quell’amore proibito e, successivamente, la maternità di una figlia illegittima, si è rivelato più difficile del previsto, nonostante il sogno milanese…
Aveva 29 anni Lucia, quando ha scelto di consegnare sua figlia ad un futuro migliore di quello che lei poteva darle, solo 29 anni e nulla davanti a sé.

Maria Grazia Calandrone cerca di andare, con questo libro, con questa indagine, dove sua madre ha scelto di non portarla, nella morte.

E una volta lì, giù, sul fondo di quel fiume che ha accolto la disperazione di una ragazza che voleva solo un pochino di felicità, decide di provare a sentire quello che lei ha sentito, di capire il suo dolore.
Testimonianze dirette, documenti d’archivio, certificati medici, indirizzi… c’è un grandissimo lavoro di raccolta del materiale e studio di ogni possibile congettura per poter ridare vita, voce e valore a due vite che hanno scelto di rimanere fuori dal tempo, lasciando però lei, Maria Grazia, viva, dentro il loro sogno.

Con questo libro Calandrone dichiara apertamente il proprio amore per sua madre, non la giudica, ma la comprende, la rispetta, la ringrazia… e, allo stesso tempo, denuncia una società che l’ha condannata senza rimorso alcuno, cercando di far passare per egoismo il più grande gesto d’amore che poteva donare a sua figlia.

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“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone, Einaudi editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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