Libri in pillole

“L’ultimo detenuto” di Anthony Hill: recensione libro

Nell’Inghilterra di metà ‘800 i reati commessi contro la proprietà privata venivano puniti più severamente rispetto ai crimini contro la persona, ed era piuttosto semplice, dunque, riuscire a finire dietro le sbarre. Lo sapevano bene coloro che vivevano nella totale miseria e desolazione, per i quali la reclusione era sinonimo di salvezza: persone che preferivano barattare la loro libertà in cambio di un letto su cui dormire e un piatto di zuppa da mangiare.

“Lo avrebbero mai trovato un lavoro? Avrebbero accettato di tutto pur di avere qualche scellino in tasca o qualcosa nello stomaco, magari un buon pasto preparato dalla moglie di un contadino in cambio di un aiuto con i maiali o con la paglia. Ma la risposta era sempre la stessa. Lavoro non ce n’era”.

 

Fu per questo che Sam Speed all’età di 18 anni, disperato e piegato dai morsi della fame, decise col suo amico Tom di dare fuoco a un magazzino per guadagnarsi una condanna a sette anni di lavori forzati. Ma a quell’epoca le condanne venivano scontate anche negli insediamenti coloniali inglesi in Australia, dove i carcerati venivano trasformati in vera e propria manovalanza in un processo di riabilitazione che prevedeva anche l’espletamento di lavori socialmente utili.

“Ancora una volta il tempo sembrò cristallizzarsi nelle ore interminabili di ogni giornata in prigione, ognuna uguale all’altra nella routine monotona di lavoro, cibo, sonno e preghiera scandita dalla campanella. Lo stesso giorno vissuto trecentosessantacinque giorni l’anno, come aveva detto il feniano John O’Reilly”.

 

L’ultimo detenuto di Anthony Hill è un libro duro ma profondamente affascinante, perché è un viaggio storico all’interno della società dell’800, del relativo sistema giudiziario, delle carceri inglesi e australiane che vengono descritte attraverso la ricostruzione documentata delle vicende di Sam Speed, che ripercorre la sua deportazione in Australia dialogando con il giornalista Joshua Cribben. Una storia di sofferenza, crudeltà, perdita d’identità, annientamento psicologico ma anche di riscatto sociale e umano dell’ultimo sopravvissuto tra i condannati che finirono in Australia per scontare la loro detenzione.

 

“L’ultimo detenuto” di Anthony Hill, edizioni Pessime Idee. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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