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“L’epoca dei tatuaggi” di Su Tong: recensione libro

I racconti contenuti ne “L’epoca dei tatuaggi” di Su Tong, ambientati nella metà degli anni Settanta, durante la Rivoluzione culturale, nella via Xiangchunshu, credo meglio di altri ci raccontano cosa accade alle persone quando vengono meno il tessuto socio-familiare e i codici morali indispensabili alla vita di comunità.

I veri protagonisti de “L’epoca dei tatuaggi” di Su Tong sono i più giovani impegnati a cercare sé stessi, nella Cina della Rivoluzione culturale

Più esattamente, questi racconti ci mostrano l’impatto che tutto ciò può avere sui più giovani, veri protagonisti dell’opera di Tong: la tragedia; anzi, le tragedie; quelle di adolescenti che, nel caos apportato dalla Rivoluzione culturale, cercano di definire sé stessi, di trovare una loro più chiara identità, attraverso riti, simboli identificativi (come i tatuaggi), atti (spesso violenti, distruttivi, vendicativi) e appartenenze a gruppi o bande che dovrebbero, nel loro insieme, in mancanza di modelli “costruttivi”, aiutarli nell’assolvimento di questo compito. Questa disperata ricerca di modelli a cui riferirsi da parte dei giovani di via Xiangchunshu – che riflette una difficoltà che non è solo vissuta dai giovani di questa via, dove Tong viveva da piccolo, peraltro, e che diviene ambientazione ideale per le sue storie (per le quali svolge il duplice ruolo di narratore e di “cronista”, quando compare in esse come personaggio), ma accomuna i giovani cinesi di quel periodo, sembra dirci l’autore – informa ogni loro azione, come testimonia, per esempio, l’imitazione (maldestra) del linguaggio “adulto” di Song Wen, giovane capo di una banda locale, nel racconto “Banda autonoma”, che egli usa durante l’interrogatorio a Shen Tang nel corso di un “processo pubblico per tradimento” condotto a carico di quest’ultimo.

Gli adolescenti di via Xiangchunshu mi hanno suscitato molta tenerezza

Tutti questi ragazzi allo sbando, privi di una bussola che indichi loro un percorso possibile per trovare sé stessi, che vivono l’assenza di una vicinanza (non solo fisica) e di una comprensione da parte degli adulti, i quali spesso paiono dimenticarsi di esser tali, tutti intenti invece a soddisfare infantilmente i propri bisogni e incapaci di fare i genitori, mi hanno suscitato un moto di tenerezza per la loro condizione. Questa via Xiangchunshu così ammantata di tragedia, e a cui ormai si è però abituata, in cui si svolgono le grame esistenze di questi poveri ragazzi, corrode le loro vite «come la ruggine corrode il ferro», per riprendere una similitudine tratta dal racconto “I fratelli Shu”. «Sono stato buttato in questo mondo come un sasso, e ci sono rimasto. […] Non sono che una cosa smarrita», si può leggere nelle prime righe di un racconto – “Cane” –  di Ba Jin, uno dei più importanti scrittori cinesi del XX secolo; queste parole credo che ben si attaglino alle vite dei giovani protagonisti dei racconti di Su Tong contenuti ne “L’epoca dei tatuaggi”.

“L’epoca dei tatuaggi” racconta degli effetti della «bancarotta morale di un’intera epoca»

Su Tong
(Fonte: www.linea20.blog)

E, come scrive molto bene Maria Rita Masci nella Prefazione all’opera, «il quadro che ne emerge è quello di una giovinezza schiacciata, frustrata, oggetto di umiliazioni e violenze, che reagisce con rabbia, diventa distruttiva, ricorre alla violenza perché è la forma più visibile che ha per interpretare il mondo, ma la sua ferocia, a differenza di quella dei grandi, è del tutto inconsapevole. In una fase storica anomala, gli adolescenti non riescono a maturare, a compiere il passaggio verso l’età adulta, non evolvono ma restano bloccati o soccombono, a sancire la bancarotta morale di un’intera epoca».

Su Tong, con “L’epoca dei tatuaggi”, è stato in grado di raccontarci l’impatto della Rivoluzione culturale sulle giovani generazioni cinesi in quei caotici metà anni Settanta 

“L’epoca dei tatuaggi” è un’opera che si fa interessante, secondo me, proprio nel suo tentativo di raccontare un periodo – quello della Rivoluzione culturale – in cui si attestano il «crollo dei codici morali di un’intera generazione», per riprendere la quarta di copertina, e gli effetti, in particolare sui più giovani, che da esso sono discesi, realizzando così una sintesi «fra storia personale e Storia del Paese», per usare ancora le parole della Masci.

«La neve cade sulla terra cinese / il gelo serra la Cina…», scriveva il poeta Ai Qing; ebbene, in modo figurato, si può dire che Su Tong, ne “L’epoca dei tatuaggi”, sia stato in grado di raccontarci “la neve caduta sulla terra cinese” e “il gelo che ha serrato la Cina” portati dalla Rivoluzione culturale e, soprattutto, l’impatto che essa ha avuto su quelle che, all’epoca, nella metà degli anni Settanta, erano le giovani generazioni.

“L’epoca dei tatuaggi” di Su Tong, edizioni Orientalia Editrice. A voice from apart.

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