I libri di Riccardo

“Olive, ancora lei” di Elizabeth Strout: recensione libro

Sì, ancora Olive. Ancora Crosby.

La signora Kitteridge ci aveva salutato, oltre dieci anni fa, con quel suo manone agitato sopra la testa per andare a ritirare il Premio Pulitzer, ma noi non ci eravamo agitati a nostra volta, già sapevamo che quello di Olive era solo un arrivederci.

elizabeth strout olive ancora leiLeggere la Strout è sempre un’epifania di stile e di grazia, un’esplosione di vita e di morte, entrambi accadimenti ineludibili che si possono anche affrontare con stile e con grazia. Ma per il lettore accorto sarà inevitabile chiedersi per quale motivo Olive, alla stregua di altre che si sono mosse su scenari più significativi, appaia ai nostri occhi come un’eroina? …e altrettanto inevitabile sarà rispondersi: perché vi è qualcosa di eroico nella sua dignità, nel suo muoversi in sincrono con altre perfette imperfezioni umane. Quello che Olive getta sul mondo è uno sguardo obliquo, uno sguardo intollerabilmente indulgente, un eroico ossimoro che scava le nostre certezze, che ci offre una prospettiva diversa, lo sguardo di una donna che riesce a piacere agli altri a modo suo e a piacerci a modo nostro.

I personaggi vanno e vengono nei libri della Strout, e a volte ritornano, come le onde dell’oceano che s’infrangono sulla costa rocciosa del Maine e modellano la forma mutevole del romanzo di racconti senza che gli uni prevalgano sugli altri, corali nel fondersi nel rumore bianco di un microcosmo orgoglioso del suoi anacronismi e delle sue buffe idiosincrasie.

Olive ha passato la settantina, è sempre ruvida, diretta, ombrosa, eppure in grado di volgere uno sguardo compassionevole agli altri e a se stessa. La attendono i giorni più difficili, i giorni dei mutamenti che, come ombre, si allungano a opacizzare la quotidianità, eppure, se Olive è pronta a rinunciare alle sue certezze, non è ancora disposta a rinunciare alla compassione, quella strana cosa che ti può far voler bene a una persona nonostante quell’adesivo attaccato al furgone.

Olive, una donna che ha rinunciato a insegnare matematica, ma non a insegnarci a guardare la vita dritto negli occhi senza troppi calcoli.

“Olive, ancora lei” di Elizabeth Strout, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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