Latinoamericana

“Le cattive” di Camila Sosa Villada: recensione libro

Le Cattive di Camila Sosa Villada potrebbe essere la scenografia perfetta per un film diretto da Pedro Almodovar. Attraverso gli occhi di Camila seguiamo la difficile vita ai margini di un gruppo di prostitute transgender a Cordoba, nell’Argentina più profonda e conservatrice.

Ognuna delle donne protagoniste fa capolinea sulla scena raccontando la propria storia, le paure, le fantasie ed i desideri, tutte diverse nella loro unicità ma tutte accumunate da un doloroso destino intriso di violenza, sopraffazione, emarginazione, malattia e, per alcune di loro, anche, fintanto, la loro morte.

“Ogni notte le trans riemergono da quell’inferno di cui nessuno scrive, per restituire la primavera al mondo.”

Camila Sosa riesce con un virtuosismo letterario a creare un esordio sorprendente sia nel soggetto narrativo come la transfobia che nell’elaborazione stilistica capace di mescolare ad un realismo altero, crudo e doloroso elementi fantastici, metaletterari, poetici ed onirici come la trasformazione in animali di donne malate terminali di AIDS che è, in realtà, una metaforica critica ad una società che tende a disumanizzare ed emarginare i più deboli in ogni declinazione.  In conclusione le Cattive è una scatola che contiene le più disparate emozioni del genere umano, un concentrato di dolore e disperazione che sa raccontare, a volte, anche la gioia, la festa, la tenerezza e soprattutto il sentimento di comunione e solidarietà, un’opera sull’identità e sull’accettazione di sé stessi anche di fronte alla violenza ed alla sopraffazione.

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“Le cattive” di Camila Sosa Villada, edizioni Sur. Latinoamericana.

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