Anonima Lettrice Italiana

“Il figlio del cimitero” di Neil Gaiman: recensione e reading

Quando The Graveyard Book uscì, parecchi anni fa, la critica unanime celebrò ancora una volta Neil Gaiman (padre dell’endless Sandman, e se non lo conoscete, dritti a letto senza cena) sottolineandone l’aderenza ai modelli dell’ipernoto ‘romanzo di formazione’; complice una certa similitudine con le strutture classiche (per esempio Il libro della giungla), Il figlio del cimitero sembrava prestarsi a diventare una lettura per giovanissimi – senz’altro un onore sulla fiducia, ma anche un po’ una gabbia, per un autore, diciamo una sorta di prigione dorata. Non sono molti gli Harry Potter che riescono a sfondare il muro del YA per diventare, al di là degli aspetti commerciali, dei tòpoi letterari omnivalenti.

Illustri somiglianze e album di famiglia

Nobody Owens e la profezia autoavverante

A proposito di Harry Potter, dopo un inizio alla Godric’s Hollow, in cui un personaggio oscuro massacra un’intera famiglia per esorcizzare la premonizione per cui un bambino l’avrebbe sconfitto (rendendola quindi, come tutti i pro dello scifi sanno bene, una profezia destinata ad avverarsi), il libro segue le vicende del casualmente sopravvissuto Nobody Owens, cresciuto dagli spettri più fantasiosi. Gli echi potteriani potrebbero continuare nell’affidamento del piccolo a degli strani custodi: il fantasma di sua madre lo lascia a una coppia di defunti nel cimitero contiguo al luogo del delitto. A un certo punto Bod (affettuoso nickname) abbandona le avventure della necropoli, tra personaggi di uno spessore che tra i vivi sarebbe raro trovare. Supera le scorribande dell’età infantile e si inoltra in penose questioni adulte, prima fra tutte, scoprire la mano assassina che violò la sacralità della sua famiglia, altro tema molto caro a Gaiman (ancora non siete andati a leggere Sandman? Di corsa!), ma non lasciatevi ingannare dalla prosa benevola e color pastello dell’autore.

La poetica di Gaiman

La poesia di questa e altre sue opere è caratteristica dell’innocente crudeltà della vita, che pochi autori fantasy hanno mantenuto negli anni.

Ricordate l’Infanta Imperatrice? Occhidoro, Sovrana dei Desideri, regnava su Fantàsia in nome della sua equa tolleranza su qualunque abominio come su qualunque atto di misericordia. Un indifferente ed equanime sguardo della natura su tutti e tutto, di matrice più mitologica che mater consolationis , come invece piace a parecchia corrente attuale. Ma Il figlio del cimitero inizia con una strage. A pagina uno, l’assassino lascia cadaveri in giro e cerca un neonato per finire l’opera: e a questo nemmeno la Rowling, altra figura inizialmente fraintesa, era arrivata. Il suo romanzo di formazione formava prima i lettori, e li attendeva al varco della maturità necessaria per alzare il sipario su lapidi innevate e lutti irreparabili; Gaiman, invece, del romanzo di formazione per giovanissimi offre solo il difficoltoso stadio iniziale del protagonista, le prove intermedie e la superprova finale da superare.

Ci lascia uno degli insegnamenti a lui più affini, ossia che la vita può essere terrificante e la morte può essere benigna, che anche nella morte c’è amore, e anche dove c’è amore può esserci morte, che nulla è solamente bianco e nero.

Non proprio un libro per bambini

Non può essere considerato un libro per bambini: lo stesso autore durante la lavorazione dichiarò di non essere certo di quale fascia di lettori avrebbe apprezzato di più il libro, e di non sapere neanche per quale lui stesso avesse pensato la storia dietro Graveyard Book. E se volete rischiarvela, regalate a un nipote questo libro meraviglioso e aspettate che arrivi alla morte della strega Liza, per controllare quanto Neil Gaiman sia uno scrittore per bambini. La magia, per i più piccoli, è solo più credibile; ma sospetto che sia molto più utile, invece, per noi poveri adulti stanchi.

Fra le righe troverete riferimenti celtici, romani, greci, echi mitteleuropei e qualcosa delle vostre ninnenanne d’infanzia; davvero molto, per un autore che da sempre combatte con il limite della categoria Scifi e la gabbia dorata del YA – contro cui spesso sbattiamo anche noi adulti, da fuori. Se vorrete guardare in avanti andrete a cercare (è l’ultima volta che lo consiglio, lo giuro!) le raccolte di Sandman, e se vorrete guardare indietro, per chiudere con l’ultima connessione magica, sappiate che Neil Gaiman è l’autore di una certa serie che si intitolava I libri della Magia. C’era un mago inglese teenager con gli occhiali e una civetta… ed era appena il 1990. Coincidenze? Io non credo.

Piuttosto voglio credere nella magia.

Il figlio del cimitero” di Neil Gaiman, Mondadori, 2009. Anonima Lettrice Italiana.

Ali

Leggo, scrivo, parlo, ma soprattutto parlo. E poi leggo e scrivo.

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