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“Maneggiare con cura“ di Joe Lansdale: recensione libro

Ci sono le persone da raccolte e le persone da romanzi. Io sono una persona da romanzo e non saprei nemmeno dire perché. Mi sembra che un racconto non abbia abbastanza spazio per liberare tutto il suo potenziale, ma con “Maneggiare con cura“ di Joe R. Lansdale sono sfuggito alla regola.

Maneggiare con cura

In questa raccolta (che scopro essere stata confezionata espressamente per il mercato italiano) se non c’è tutto, c’è per lo meno tanto. C’è l’horror, il grottesco, la malinconia, persino l’amore. Tutto declinato in salsa pulp. Tutto tranne alcuni sentimenti, che invece brillano sulla pagina come una fiammella di speranza su un mondo in rovina. È sorprendente la fluidità con cui Lansdale riesce a passare da un registro all’altro risultando efficace in ogni caso. Dopo una sfilza di dettagli macabri e orrorifici, arrivare alla frase che ti tocca il cuore ti riallinea con l’universo e i suoi movimenti.

L’amore di Lansdale per il cinema di serie b e per certe atmosfere traspare praticamente in ogni racconto, così come la sensibilità verso alcuni temi, come il razzismo (negro potrebbe essere la parola più ricorrente nel libro), la violenza, la decadenza, e la pubertà. Quasi ogni racconto è memorabile, e quelli che non lo sono restano comunque piacevoli. Non sono mai banali, e talvolta sembrano assolvere al compito di dispensare l’autore da certi pensieri, di insegnarci che la sua penna possa essere tanto misogina quanto emancipata. Che possa scrivere di personaggi da Ku Klux Klan, quanto di impiegatucci mediocri e annoiati e richiusi in un cassetto. È il caso di “La bambola gonfiabile”, ad esempio.

“Maneggiare con cura“ di Joe R. Lansdale
Maneggiare con cura

Ma per la maggior parte del tempo, in “Maneggiare con cura“ leggerete di denti rotti, occhi schiacciati, carni lacerate e morti violente. Leggerete dell’indifferenza di una certa America verso la comunità afro, leggerete discorsi che fanno tornare alla mente le scene di Di Caprio su Django. Leggeremo di ragazzini alle prese coi primi pruriti della loro adolescenza, e in questi frangenti, come in qualche altro, sembrerà di leggere qualche pagina rubata a Mr. King.

Alla fine della giostra ci saranno almeno 2-3 racconti che vi saranno rimasti nel cuore, probabilmente di più, alcuni li vorreste vedere in forma di romanzo. E secondo me in almeno un caso un tentativo o almeno un pensiero c’è stato (oltre a un brano che in effetti è diventato “La notte del drive-in”). Purtroppo c’è da accontentarsi.

Parlando di numeri abbiamo 13 racconti di cui un paio umoristici e due brevissimi saggi (il primo sul drive-in, il secondo sulle emozioni da b movie), ma la verità è che per una buona parte ci vuole lo stomaco forte. Il trauma comincia con il racconto che apre l’antologia, “L’arena”, dove una congrega simil religiosa si trastulla con lotte tra cani prima, e uomini poi “Tre volte questo negro qui è andato nell’arena, e tre volte ne è uscito vittorioso. Un paio di volte contro dei bianchi, una volta contro un altro negro”. Big George stavolta se la vedrà con Harry, e voi dovrete vedervela con la violenza di due persone che vogliono sopravvivere. Se superate questo, riuscirete ad arrivare alla fine.

Se volete mettervi alla prova e non avete paura di sporcarvi le mani, se volete sentirvi una minoranza, se volete capire cosa significa essere neri nella Texas di metà del secolo scorso, se volete provare disgusto per la cultura nichilista accomodatevi, troverete pane per i vostri denti.

“Maneggiare con cura” di Joe R. Lansdale, edizioni Fanucci, 2005. Malditesto.

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