Dream Book

“Notte fonda” di Salvo Sottile: recensione libro

Non si sfugge alla notte. C’è sempre. Anche quando non la vedi, non la vuoi. Arriva senza essere chiamata e puoi adeguarti ad essa, cambiare pelle oppure essere esattamente come sei. Solo con occhi nuovi, diversi. È fatta di luci e di buio, di sorrisi spenti e di silenzi, di suppliche e di preghiere, di magia e di verità. A volte, la notte può essere una sfida ed anche un incubo che si attacca alla pelle come tanfo. Non te la togli di dosso, la notte. Se la conosci. E Salvo Sottile la conosce bene. Con il suo Notte Fonda il romanzo di Prima Dell’Alba ci accompagna nei volti delle persone, nelle loro storie, nei drammi, nei baci appassionati e in quelli senza sapore.

“Tra le tante cose che mi ha insegnato la notte, una delle più importanti è l’equilibrio delicato che regna tra luce e oscurità. Il giorno può essere ingannevole, proprio perché è così chiaro e limpido che ti dà l’impressione di svelare tutto, di mostrarti ogni cosa per quella che è. Ma la verità è sempre diversa. La luce accarezza e placa l’occhio. Gli mostra quello che è abituato a vedere. Come un tranquillante, tende a sedare l’animo, spinge a ignorare le paure, i pericoli, le brutture che si annidano proprio all’angolo delle ombre. Di notte la situazione cambia. È l’oscurità che porta ad acuire i sensi. Non puoi più accontentarti delle riposte più semplici. Devi andare a vedere. E ciò che scopri la notte è quasi sempre vero.”

Cerca le storie, Salvo Sottile. E va a fondo per capire, informare, approfondire. Per raccontare un altro volto di un Paese che si sbriciola dinanzi alla disperazione della gente che crolla nella sua stessa miseria, ma che sa camminare a schiena dritta ed a testa alta. Ne incontra di gente di notte, il giornalista – scrittore. Il lavoro gli allunga le ore, sino a prima dell’alba. Ha occhi curiosi e la voglia di entrare nella luce della notte. Quella delle telecamere del suo programma televisivo Notte Fonda si accende per dare voce a tutte le voci della notte che sussurrano, urlano, stanno mute.

“Un giornalista nasce per rompere le scatole, per non lasciare mai le cose come stanno. Per non accontentarsi del placido stagno in cui le acque sembrano immobili: il giornalista vuole sempre tirare il sasso, guardare i piccoli cerchi che si formano, le acque che si increspano. Il giornalista vuole vedere cosa c’è al di là della superficie.”

Dapprima una scena, poi una circostanza precisa, una borsettata, ed infine una storia madre gravida di altre storie. Le singole storie di una famiglia che è rimasta senza parole, che non le condivide più, che ne ha create di nuove e ne ha cancellate per sempre delle altre. La storia di una famiglia che potrebbe essere, e forse lo è, lo specchio di molte che chiudono la porta alla notte per non far vedere cosa si nasconde davvero. Sei un altro di notte. Uno che non sei stato di giorno e che vorresti essere sempre oppure uno che scappa da se stesso che la luce tiene a bada. Di notte non puoi confonderti, solo scomparire tra il buio più in fretta. Ti ami di più o ti detesti avvinghiato alla stretta morsa dei rimorsi.

Mi sento in debito con la notte. È la sua ricchezza che mi tiene in piedi.”

“Femmina” di Remo Croci, Il caffè del marinaio.Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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