“Monteruga” di Anna Puricella: recensione libro

Il passato torna anche quando non lo cerchi. Si presenta anche se lo ignori. Quando si palesa, nella forma di ricordi, di voci ovattate e di sonni tormentati, ti dice qualcosa che, nell’immediatezza, non riesci a cogliere. Sei impreparato alle storie che vengono da un ieri che non hai conosciuto. Pensi che siano immagini scombinate.

Pezzi di vita che non ti appartengono, che non hanno nessun nesso con te. Sogni soffocati, brumosi. Visioni che fanno da apripista a pensieri incerti. Il passato si affaccia nei pensieri e nella memoria di chi lo rievoca perché deve lasciare qualcosa. A volte, non è chiaro cosa. Eppure, fa germogliare il seme della riflessione. Prestare attenzione a ciò che il passato ci dice significa scorgere quello che si è lasciato indietro, nel buio più cupo. Lì si possono annidare i segreti. Forse, insistendo nel conoscere le ombre scure si arriverebbe ad una traccia di verità. Seguire quel filo potrebbe portare ad una via sicura sulla quale poggiare i passi di una storia che va ricostruita unendo i pezzi sparsi e ordinando i sussurri, ancor più ascoltando i silenzi, quelli che, soprattutto, vengono dagli occhi. Ciò che ne verrebbe fuori sarebbe impensabile, assurdo e indiscutibile.

In Monteruga di Anna Puricella entri nella vita di Angelo, il custode di un paese fantasma. Monteruga, nel Salento. L’esistenza del ragazzo procede disgraziata. Dopo l’incidente sul lavoro, che lo ha azzoppato, ha delle visioni. Chi gli si para innanzi è fatto di carne ed ossa e di notte popola la sua vita e quella del borgo spettrale. Quelle visioni sono il passato di un luogo spopolato, ma sono anche l’anima di una storia che lui non conosce e che lo riguarda.

Il romanzo è strepitoso. La storia è avvincente, costruita con maestria. La narrazione è un crescendo di vivacità, di colpi di scena, che il lettore non aveva tenuto conto, ma che esplodono come fuochi d’artificio. La scrittura è bellissima. È una voce che regala emozioni.  

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“Monteruga” di Anna Puricella, edizioni Fandango.  Dream Book.