I libri di Riccardo

“La banda dei brocchi” di Jonathan Coe: recensione libro

Inghilterra, anni settanta… partiamo dal pudding. Miscuglio terrificante, sia in versione salata che in quella dolce, probabilmente creato per conferire dignità alle successive “triturature” di McDonald’s.

La banda dei brocchi: il talento di Jonathan Coe

In letteratura, invece, può dare ottimi risultati, specie se ai fornelli vi sia una massaia dal talento di Jonathan Coe e un traduttore abile a destreggiarsi tra le sfumature allusive del suo linguaggio psichedelico. Il recipiente è Birmingham, contenitore inglese per antonomasia, nonostante i suoi Pachi e i suoi Prolet (i Pachi sono i pachistani, i Prolet sono anche, ma non solo, i Pachi), contenitore che a sua volta contiene il prestigioso liceo privato King William, non proprio un posto da Prolet e da Pachi, ma, si sa, i Prolet s’infilano dappertutto, come direbbe un terribile ragazzino, tanto geniale quanto reazionario.

la banda dei brocchi jonathan coeButtate poi, dentro il contenitore, quattro ragazzi, un bel po’ di musica, dal rock progressivo al punk e qualche nota di classica, giusto per aggiustare l’acidità, e un po’ di letteratura che, come il prezzemolo, non ci sta mai male. Aggiungete le loro famiglie, una buona dose di toste lotte sindacali e alcuni pomposi professori, magari canticchiando “Hey teacher leave us kids alone”, razzismo e classismo quanto basta, ingredienti indispensabili anche a quei tempi, mica solo ai nostri. Mescolate il tutto con decisione, quasi con IRA, quella con le maiuscole, e otterrete un romanzo altrettanto maiuscolo, in grado di farvi comprendere la successiva deriva Tory in cui si sarebbe arenato il paese, sospinto da un fortunale d’irredentismo gallese e scozzese

La mina di Coe è straordinaria nello schizzare a carboncino il folle Harding, novello Yorick, poliedrico giocoliere dai molti volti; l’introverso e romantico Ben, impegnato a saccheggiare tutte le arti per comporre elegie alla sua eterea musa, Cicely; l’eclettico Philip, destinato a cambiare i gusti musicali, ma, sfortunatamente per lui, non nel modo che avrebbe auspicato; l’intraprendente Doug che muove i primi passi nel giornalismo alternativo, distratto dal canto di una sirena, alternativa solo nell’impronunciabile nome di battesimo.

Un romanzo che incanta

Quasi un romanzo di formazione collettiva, potremmo dire, che incanta dalla prima all’ultima pagina, grazie ai suoi repentini cambi di prospettiva e ai suoi polifonici strumenti di narrazione. Vi affezionerete subito a protagonisti e comparse, cercando di frenare il vostro appetito di lettore per centellinare le ultime pagine. Inane sforzo, come direbbero quelli del King William, anche perché questo libro è solo il primo di una serie che, con “Circolo Chiuso” e “Middle England”, ci condurrà fino alla Brexit… quel pasticciaccio brutto, ben più imbarazzante di un pudding.

Forse anche più imbarazzante di una “prima volta “ in avverse condizioni ambientali:

“…in effetti ho perso la mia verginità due volte, prima con una borsa sportiva e poi sotto a un manifesto della Thatcher, non è proprio il miglior inizio di una carriera sessuale, lo devo ammettere….”

A proposito, ma voi un pudding l’avete mai assaggiato?

“La banda dei brocchi” di Jonathan Coe, edizioni Feltrinelli. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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