Un libro tra le mani

“I miei stupidi intenti” di Bernardo Zannoni, recensione: Un libro tra le mani

“I miei stupidi intenti”, di Bernardo Zannoni, vincitore Premio Campiello 2022!

Non puoi fuggire da questo libro, una volta iniziato non esisti più per nessuno, devi arrivare fino in fondo.
E vuoi farlo presto… perché è un continuo stupirsi, tribolare, soffrire, commuoversi e angosciarsi.
Vuoi arrivare in fretta all’ultimo punto, ma allo stesso tempo non vuoi più andare via da questo bosco, sei ormai imbrigliato in questo libro bellissimo, scritto benissimo da un ragazzo molto giovane, ma che ha già un senso della vita (e della fine) che gli fa onore.

Umanità e ferocia.

I miei stupidi intenti Umanizzazione e istinto animale che si fondono perfettamente in una storia che mette in luce tutti i nostri tormenti, le nostre bassezze e le nostre paure più recondite.
La morte, Dio, il tempo che passa…

Zannoni ha preso una faina, le ha dato un nome, “Archy“, una famiglia, la capacità di pensare e provare sentimenti umani, la possibilità di porsi domande, di impare a leggere e scrivere, e poi ci ha invitati ad accompagnarla nel suo viaggio esistenziale in continua lotta tra il suo essere “animale” pieno di istinti e il suo anelare a Dio, alla salvezza spirituale.

Il viaggio è costellato da momenti brutali, carichi di una violenza che non ti aspetti, da lotte per la sopravvivenza, contro il freddo, contro la fame (fame che fa fare cose orribili), in un mondo dove vige la legge del più forte, dove persino le mamme lasciano morire i propri figli malati, o li vendono senza rimpianti per una gallina e mezzo…
Ma c’è anche la bellezza dell’innamoramento, dell’amicizia, della riconoscenza.
Un viaggio che porta alla paura data dalla “conoscenza“…(“Mai avrei detto di poter morire a questo mondo“), perché senza le domande, senza i dubbi, la vita è più facile, è più serena, esiste il qui e ora e tanto basta.

“Me la prendevo con Dio, perché non potevo fare altrimenti. Forse se non lo avessi conosciuto non mi sarei lamentato più di tanto, avrei accettato ogni cosa come veniva, da vero animale. Ma sapendo di chi era il mondo, ero costretto ad avere un nemico, mi veniva istintivo.”

Noi, animali dominati dalla ragione.

I miei stupidi intenti Questo libro non è una favoletta con animali antropomorfi, non è un cartone animato dove il cucciolo di turno è tenero e indifeso contro i mali del mondo.
In realtà in queste pagine ci siamo tutti noi, noi faine, noi volpi, noi maiali, noi cani, noi istrici, con la nostra bontà e la nostra spietatezza, con il continuo e ancestrale dibatterci tra i nostri istinti primordiali e i comportamenti dettati dalla ragione.
Ci siamo noi e il nostro terrore della fine, la paura di andarcene in solitudine e senza lasciare traccia della nostra esistenza.

“Forse è questo che la morte ci insegna, per chi sa del suo arrivo: quell’attimo più buio è un percorso solitario, nei meandri di se stessi, dove ogni cosa sparisce, e si tenta di riacciuffarla. È l’anima di questo mondo, la sua forza più grande; nessuno chiede di nascere, ma nemmeno di andare via.”

Ed ecco che arriva la scrittura, affinché qualcosa di noi rimanga per sempre.

“Più scrivo, più l’ossessione della morte si fa leggera. La sconfiggo ad ogni pagina, specchiandomi nel colore, nelle linee che traccio. Dio porterà la mia anima chissà dove, disperderà il mio corpo nella terra, ma i miei pensieri rimarranno qui, senza età, salvi dai giorni e dalle notti.”

Non esiste nessuna saggezza, nessuna fede, nessuna conoscenza che possa impedirci di cercare di evitare l’inevitabile.

Uno stupido intento sì, ma molto umano.

Fossi in voi, io non me lo lascerei sfuggire.

 

“I miei stupidi intenti” di Bernardo Zannoni, Sellerio editore . Un libro tra le mani.

 

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio