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“L’arte di amare” di Erich Fromm: recensione libro

Si cade un po’ sul morbido, con un saggio sull’amore, e forse anche un po’ sull’eterna domanda. “Serve davvero un libro che insegni ad amare?”, ovviamente no. Non esiste una guida per farsi amare, una formula magica per non soffrire già o per conoscere il nostro prossimo senza alzare gli occhi da una pagina. Tuttavia la straordinaria esperienza di lettura de L’arte di amare” di Erich Fromm conduce a una migliore conoscenza di noi stessi – senza la quale, dovunque si va si rischia di sbattere la testa. Fede, umiltà e coraggio sono i moventi della conoscenza, che è a sua volta il modo in cui agisce l’amore che funziona. Senza condannare e giudicare, l’analista tedesco guida il lettore attraverso i momenti fondanti della storia emotiva dell’individuo, e gli snodi che ne hanno determinato lo sviluppo. La socialità, la famiglia, i partner passati, persino Dio, sono tutti personaggi di una storia che, se finisce male, termina con la disintegrazione delle emozioni e la riduzione di ogni relazione a un egoismo a due; ma se finisce bene termina con noi che posiamo il libro rinnovati, confortati e soprattutto motivati. 

Arte o non amore? Questo è il problema…

Una domanda duplice alla base tanto del contenuto quanto del contenitore

La pubblicazione è diventata un campione non tanto di vendite, che ci sono certi titoli che prima o poi girano per casa a tutti, quanto di gradimento, che rimane sempre uguale nonostante i tempi cambino. Per chi segue corsi di autocoscienza e indipendenza emotiva e si domanda da dove venga tutta quella saggezza, c’è finalmente una risposta. Per chi non ha tempo di chiedersi perché le sue interazioni sociali vadano sempre a finire nello stesso modo e sta per gettare la spugna, c’è finalmente una domanda

Il vero problema del disappunto di chi scarta questo libro, è nella parola che si è scelta per il titolo. “Arte”, rischia di fornire a tutta l’opera un’aria svenevole, leggerina e frivola, un po’ come se gli si proponesse di leggere l’oroscopo; come se l’amore fosse qualcosa di cui vantarsi, e peggio ancora qualcosa da imparare a ripetere e simulare (il criterio con cui si definisce un’opera d’arte non è forse la sua suscettibilità di essere falsificata?), e invece dovremmo intenderla nel suo significato originale. L’arte come lavoro, mestiere di pazienza e precisione, mai improvvisato, sempre rispettato. Il lavoro di amare e di amarsi, descritto in uno dei più diffusi manuale d’amare (non d’amore!) di tutti i tempi.

La maggior parte della gente ritiene che amore significhi ‘essere amati’, anziché amare.

L’arte di amare” di Erich Fromm, Mondadori, 2016. Anonima Lettrice Italiana.

Ali

Leggo, scrivo, parlo, ma soprattutto parlo. E poi leggo e scrivo.

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