Interviste

La letteratura secondo Exòrma: Giacomo Sartori candidato al Premio Strega e la collana “quisiscrivemale”

Il Premio Strega è l’appuntamento annuale che ogni lettore aspetta. Vissuto sempre più come il Festival di Sanremo della letteratura, lo Strega è un premio ambito e discusso, chiacchierato e pieno di curiosità. Crea attesa, polemiche, dibattiti ma anche tante, tante vendite di libri.

Quello attorno al Premio Strega è un meccanismo complesso e affascinante. Noi abbiamo deciso di scandagliarlo dall’interno, partendo da quelli che ne dovrebbero essere sempre gli unici protagonisti: i libri.

In una serie di interviste dato spazio agli editori che hanno visto i loro libri apparire nel listone – che quest’anno ha raggiunto il record di 80 libri – dei titoli che concorrono per entrare nell’ambitissima dozzina. Nel premio Strega infatti, a differenza della maggior parte dei premi letterari, non sono le case editrici a proporre i loro libri. Il Comitato Direttivo dello Strega, di anno in anno, raccoglie i suggerimenti dei componenti degli Amici della Domenica e di voci autorevoli del panorama culturale: i libri proposti, scelti tra testi di narrativa italiana pubblicati tra il 1 marzo dell’anno precedente e il 28 febbraio dell’anno in corso, saranno poi sottoposti ad una giuria che decreterà i dodici libri che si sfideranno per il primo posto.

Orfeo Pagnani è il direttore editoriale di Exòrma Edizioni e ha scelto di condividere con The BookAdvisor una lunga chiacchierata. Con lui abbiamo parlato di Premio Strega e, soprattutto, di libri.

Exòrma, che Pagnani ha fondato e dirige dal 2010 assieme a Maura Sassara, pubblica letteratura, letterature di viaggio, saggistica, con particolare attenzione agli aspetti antropologici, estetici, all’attualità dei temi sociali, alla divulgazione di arte, storia, scienza.

exòrma premio strega

Il suo “Fisica delle separazioni in otto movimenti” di Giacomo Sartori è stato proposto per il prossimo Premio Strega da Filippo La Porta. Sartori, originario di Trento, è autore di romanzi, racconti, poesie e testi teatrali. In questo libro di narrativa racconta di un legame che finisce, sceglie il punto di vista maschile per raccontare tutto quello che c’è dentro e attorno una separazione.

Orfeo Pagnani ci porta subito dentro Exòrma raccontandoci di “quisiscrivemale”, la collana di cui fa parte “Fisica delle separazioni in otto movimenti”. In questa collana – racconta il direttore – pubblichiamo soprattutto italiani contemporanei ed è una collana che si scosta dal narrare una storia incasellata in un genere o filone, seguendo determinate regole, perché quello che ci interessa di più è la scrittura. Il taglio della collana, per questo si chiama così, è provocatorio nel panorama letterario italiano che non osa in questa direzione. Subiamo questa ingegneria del testo da parte dell’industria del libro che ha avuto una ricaduta anche sul mondo indipendente, per cui c’è bisogno di rintracciare a mio avviso delle voci un po’ più consistenti. C’è una tendenza a “scrivere bene”, a conformarsi alle regole imposte dalle scuole di scrittura o dell’ambiente e questo rischia di far perdere l’autenticità della propria voce. Quindi noi cerchiamo di identificare e selezionare con molta severità quello che a nostro avviso riporta un po’ a casa la letteratura. Abbiamo scelto di sfidare la tendenza, anche e soprattutto del lettore, di non rischiare e di abbandonarsi al mainstream.

Exòrma al Premio Strega

Già l’inizio della nostra intervista ad Orfeo Pagnani ci consente di entrare a gamba tesa nell’argomento. L’idea di parlare del premio Strega partendo dalla voce delle case editrici più piccole e indipendenti nasce proprio dalla voglia di mettere a confronto due mondi che sembrano lontani e diversi. Se le case editrici indipendenti sono oggi l’emblema della promozione della novità letteraria a scapito del mainstream, il premio Strega è spesso visto come il comune riferimento letterario necessario per fare bella figura a cena. Qual è, quindi, il principio secondo il quale un libro di Exòrma finisce tra le proposte del Premio Strega?

Se tu vedi chi ha proposto il libro in parte la spiegazione ce l’hai. – dice Pagnani – Filippo La Porta è un critico letterario, scrittore e giornalista ed è addentro alle dinamiche del mondo editoriale e quindi anche la sua può essere interpretata come una scelta politica, intesa come voglia di rimettere l’attenzione sugli aspetti di cui parlavo prima. Non ho tirato fuori aggettivi tipo “qualità”, perché sono locuzioni molto generiche, bisogna andare un po’ più dentro alle questioni. E secondo me Filippo La Porta ha scelto questo libro per questo motivo, ha scelto Exòrma e poi ha scelto Sartori perché lui è uno di quegli autori trascurati dai grandi editori, anche se per esempio la sua opera è stata in gran parte tradotta negli Stati Uniti, dove ha vinto numerosi premi. In Italia il suo primo libro con noi “Baco”, si è classificato secondo al Premio Elsa Morante. Il libro “Fisica delle separazioni” è candidato anche al Premio Campiello.

Il fatto che sia stato proposto al Premio Strega il libro Exòrma di Sartori – sottolinea Pagnani – è perché comunque nel panorama che abbiamo descritto quelli come lui sono scrittori di valore, che dovrebbero ricominciare a prendersi il giusto spazio a questo punto anche svincolandosi dalle logiche di omologazioni imperanti nel mercato. Quindi anche se il Premio Strega ha logiche proprie, mi sembra giusto che gli indipendenti facciano sentire la propria voce dall’interno di questo sistema che non ci appartiene totalmente, ma perché restarne fuori.

Le case editrici, quindi, sono assolutamente pronte a sfruttare tutte le potenzialità del Premio Strega. Ovviamente quando stai nel Premio Strega succede che hai un po’ più di possibilità di visibilità. Pagnani racconta bene il sistema in cui ogni casa editrice deve entrare e imparare a districarsi. Tra noi e il lettore ci sono dei filtri che sono quello della promozione e poi quello dei librai, sono loro che consentono al libro di arrivare nelle mani del lettore.

Purtroppo devi passare attraverso quei canali che spesso sono occupati quasi totalmente da chi ha la potenza di fuoco maggiore, quindi le case editrici più grandi e poi di pari passo da chi si è conquistato visibilità maggiore. Si tratta di un canale intasato nel senso che il libraio ti deve conoscere bene per promuoverti. Essere nel mucchio dello Strega magari crea maggiore attenzione anche da parte dei librai, che di solito non hanno presente il catalogo delle CE indipendenti e più piccole. Quindi è un’occasione anche se questo modo di funzionare del mercato ovviamente non ci piace per niente.

Un mercato, quello attuale dell’editoria e dei libri, che spesso mette in difficoltà il lavoro delle case editrici indipendenti, le quali però imparano a navigarci sfruttando il rovescio della medaglia. Fa parte del gioco – dice infatti Pagnani – la nostra strada probabilmente è un’altra, ma è innegabile che ci piaccia stare nel premio Strega.

La strada di Exòrma è molto chiara e definita e viene fuori da ogni racconto appassionato che Pagnani fa dei suoi libri. La casa editrice romana, infatti, sa bene che il suo libro non potrebbe vincere lo Strega (ma potrebbe entrare in dozzina!), come è cosciente di quanto cambierebbero le cose se un suo testo fosse in libreria con la famosa fascetta gialla e il logo del premio. Noi siamo molto realistici, non possiamo sottrarci dalle logiche commerciali e dai criteri della filiera libraria. Il congegno è questo e bisogna farci i conti. Il Premio Strega in questo senso ha la sua ragione, il problema è quando viene amministrato in modo esclusivamente commerciale per cui poi viene assegnato anche con una forte componente di valutazione sull’azienda.

Il congegno di cui parla Pagnani è, in definitiva, esattamente a metà tra le leggi di mercato e la necessità di avvicinare alla lettura quanta più gente possibile. Anche in questo senso il confronto tra ciò che accade con il Premio Strega e il lavoro delle case editrici indipendenti risulta interessante. Il direttore di Exòrma è infatti fortemente convinto che quando si parla di libri l’attenzione dovrebbe essere gestita sicuramente in modo amichevole ma senza spettacolarizzazione. Parlando della scelta di mandare la premiazione in prima serata, Pagnani sottolinea come il libro rischi di diventare un “prodotto” come tanti altri, in cui viene a volte meno il valore intrinseco.

Diverso è indubbiamente il lavoro che, a prescindere dall’impegno sui premi letterari, le case editrici indipendenti fanno quotidianamente per la promozione della lettura. Secondo me ci sono una certa quantità di attività interessanti in questo senso e ognuno le mette in atto con mezzi e modalità proprie. – racconta Pagnani – Il discorso è sempre quello di avvicinare il lettore senza filtri, quindi valgono tutte le cose che vengono organizzate collettivamente o individualmente in librerie ma anche altri luoghi di incontro comprese le fiere indipendenti. In questi ambiti c’è sicuramente un’efficacia maggiore nell’invito alla lettura perchè il lettore incontra i libri subito, incontra soprattutto il mondo che c’è dietro il libro. Questo secondo me appaga una curiosità ma dà anche carne al libro, permette al lettore di accorgersi che la scrittura presuppone anche un lavoro collettivo e che dietro c’è un autore con una faccia e un cuore. In questo senso secondo me le CE indipendenti fanno molto di più e molto meglio anche se in maniera più capillare, più estemporanea.

Le grosse iniziative di promozione della lettura a volte diventano dei fatti istituzionali con poca presa sul lettore vero. Il lettore, come il neo lettore che forse andrebbe educato e avvicinato davvero alla lettura, per Pagnani è infatti sconfortato e annoiato dal fatto che quando entra in libreria vede sui banchi sempre le solite cose. Quel che manca, per il direttore di Exòrma, è anche un’educazione alla lettura a scuola quanto all’università, che sarebbe utile per fornire spunti critici. Quindi la nostra battaglia sia personale ma anche collettiva è quella di far arrivare al lettore quanto meno il dubbio che esista qualche altra cosa e fare in modo che lo possa trovare.

Il Premio Strega, in definitiva, risulta essere la grande occasione per far conoscere davvero a tutti il lavoro non sempre semplice delle case editrici indipendenti ma anche per cominciare a leggere libri come “Fisica delle separazioni in otto movimenti”.

A darci i motivi per approcciarci ad un libro così diverso è proprio Pagnani. Quello di Sartori è un libro in cui un uomo si mette in discussione dal profondo in maniera molto autentica, affrontando il tema della separazione in modo che diventi in realtà il tema delle relazioni. Va letto per scaldare il cuore e leggere di un amore che resiste e un matrimonio che vacilla raccontati in otto movimenti come se fosse una partitura emozionale, malinconica-ironica; perché indaga la rottura di una relazione, le precise circostanze dei diversi tipi di separazione o di un abbandono, dal punto di vista maschile e per uscire dalle rigide polarità che usiamo nella vita corrente, e che sempre di più vengono messe in discussione; per riflettere su quanto sia più difficile separarsi  quando si è fatto un importante pezzo di strada assieme, tanto più quando permane affetto o stima o riconoscenza, anche se le cose non vanno più.

Orfeo Pagnani, che probabilmente di questo libro potrebbe parlare per ore, sfrutta il testo per descriverci a fondo la sua idea di scrittura che, ovviamente, ritrova perfettamente in Sartori. Riprendendo le parole di Paolo Morelli sulla necessità di conferire alla scrittura il ruolo di protagonista della narrazione, parla di Giacomo Sartori come un autore che ha saputo lavorare sulla lingua, interrogarsi su dove fosse la sostanza della sua scrittura e su lui stesso, affidando alle parole la ricerca della realtà. Non si tratta – sottolinea – di cercare meccanicamente di strutturare una lingua perché ti faccia raccontare un’altra cosa, il racconto sta dentro la lingua. Nel libro di Sartori troviamo la qualità principale della letteratura: lasciare spazio al lettore, permettergli di ritrovarsi in quel che sta leggendo.

La buona letteratura quindi c’è e può ancora dare molto ai lettori. Viene però da chiedersi come si faccia a farla. Netto e deciso è il consiglio di Pagnani agli scrittori:

sospendere la scrittura e mettersi a leggere. Si deve però arrivare a leggere certe cose. Autori come Walser, che pochi conoscono e che invece era considerato da Kafka uno dei migliori scrittori del ‘900, ma anche Kafka stesso va letto o Dostoevskij. Le scuole di scrittura vanno bene se ti consentono di mettere in atto una griglia di interpretazione, ma anche quello è solo un esercizio da cui poi svincolarsi, deve interessare la complessità e a quella ci si arriva più tardi. Bisogna imparare a vederla e assumerla come fossero nutrienti, poi dopo se c’è predisposizione o addirittura talento questa roba sedimenta e viene fuori.

Intervista Exòrma Premio Strega

Francesca Romana Cicolella

Giornalista. Nata con una sola passione, cresciuta - per fortuna - a pane e giornalismo. Leggo tanto, scrivo il giusto. Non sono logorroica, ma se scrivo roba lunga vuol dire che ho voglia di parlarne.

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