Un libro tra le mani

“Gentiluomo in mare” di Herbert Clyde Lewis, recensione: Un libro tra le mani

GENTILUOMO IN MARE di Herbert Clyde Lewis

Alle 5 e 23 minuti del mattino, sul piroscafo Arabella proveniente da Honolulu e diretto verso il canale di Panama, il passeggero Henry Preston Standish, agente di borsa di New York, mentre aspetta di veder sorgere il sole sul ponte della nave, mette un piede in fallo e cade in mare.

Nell’Oceano Pacifico.

Mare, mare, mare tutt’intorno.

Mare piatto e cristallino a perdita d’ occhio.

Solo acqua e cielo.

Un infinito cielo terso e limpido che avvolge l’infinita distesa azzurra.

Guardò il Cielo. Era grande quanto il coraggio di un uomo, mentre il mare si estendeva più vasto delle sue speranze.”

Educazione e vergogna, che lo hanno nutrito per 35 anni, continueranno a fargli compagnia anche lì, a mollo nella solitudine bagnata dell’oceano.

Gli Standish non scivolano in mare, non si ricoprono di ridicolo, gli Standish non urlano, non si agitano, non si sbracciano, gli Standish non si fanno vedere sconvolti, inzuppati e in mutandoni a righe…

Che fregatura la buona educazione!

Un passo falso, una leggera macchia d’unto e nulla più ha senso, o meglio, proprio in quell’istante beffardo e ridicolo, tutta la vita, anche la più noiosa e misera delle vite (“scialba come una tela grigia“), di colpo prende senso, diventa preziosa, importante… la più bella di tutte.

Solitudine paralizzante

Rimane un’immensa solitudine, quella vera, paralizzante, quella senza scampo, corredata dal piu spaventoso dei silenzi, quello assordante di chi non riesce a usare neanche più la propria voce, strozzata dalla paura, dalla sete, dalla triste consapevolezza della sua inutilità.

La mente di Standish (e la mente umana in generale), sottoposta ad uno shock del genere, passa dal riso al pianto, dall’incredulità alla disperazione, dalla speranza alla rassegnazione, elucubra e rimugina su tanti aspetti della propria esistenza, fino a regredire ad una sorta di prenascita, ad un galleggiare in un caldo e rassicurante liquido amniotico…

Un racconto meravigliosamente perfetto

Herbert Clyde Lewis riesce a costruire, partendo da uno scivolone degno delle più classiche scenette comiche, un meraviglioso racconto perfetto, profondo, filosofico, denso e, in un certo qual modo anche agghiacciante, commovente… nonostante il suo humor nero.

A me ha tolto il fiato, letteralmente.

Forse perché l’acqua del mare, con il suo senso di sconfinatezza, la sua profondità, la sua forza, la sua subdola placidità che può diventare tempesta, mi ha sempre fatto paura.

Amo il mare e ne ho timore, lo rispetto, ne percepisco la potenza anche quando è calmo.

Un tesoro ritrovato…

Che grande perdita sarebbe stata per noi se questa perla non fosse stata ripescata dell’oceano dei libri dimenticati, non doverosamente riconosciuti.

Herbert Clyde Lewis non ha avuto una gran vita e incredibilmente quasi nessun riconoscimento letterario: ha vissuto sommerso (anche lui!) dai debiti ed è morto in solitudine, in una camera d’albergo, consumato dall’alcol.

E invece questa sua novella, a distanza di più di ottant’anni, é ancora in formissima, stilisticamente ineccepibile, costruita su un meccanismo letteraio perfettamente oleato, senza nessuna sbavatura o scricchiolío, proprio come il suo protagonista, un gentiluomo preciso, ben vestito, educato, senza neanche un capello fuoriposto.

Un tesoro inabissato e riportato alla luce.

(AUDIOLIBRO letto da Maria Paiato per Raiplay Sound.)

P.s. (La voce e la bravura di Maria Paiato aggiungono bellezza alla bellezza!!!)

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“Gentiluomo in mare” di Herbert Clyde Lewis, Adelphi edizioni . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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